Ugo Panella

ugo panella - segni festival fotografia 2020

Inizia la carriera di fotogiornalista documentando i conflitti in Centro America alla fine degli anni ’70. In particolare, la guerra civile in Nicaragua e più tardi quella in Salvador. In questo Paese ha realizzato un reportage in collaborazione con UNCHR ( alto Commissariato per i Rifugiati ) sugli atti di pace e la deposizione delle armi da parte del gruppo guerrigliero “Farabundo Martì“ alla fine degli anni ’80. Atti che portano fine ad un decennio di massacri.

La passione per la fotografia di denuncia e impegno civile lo ha portato in vari luoghi del mondo dove la vita quotidiana è fatta di violenza e dove la dignità umana non ha valore.

In Bangladesh ha documentato la fatica di migliaia di uomini che, nel porto di Chittagong, smantellano navi cargo a due dollari al giorno, in condizioni di lavoro difficili.

In Egitto, al Cairo, la vita in un cimitero abitato da un milione di senzatetto che hanno fatto delle tombe la loro dimora.

Sempre in Bangladesh, in collaborazione con l’inviata esteri di Repubblica Renata Pisu, ha realizzato un lungo reportage sulla condizione di migliaia di ragazze sfigurate dall’acido solforico perché rifiutano le “avances” di uomini violenti. Questo lavoro è stato pubblicato dalle maggiori testate internazionali ed ha costretto il governo di quella nazione a cambiare le leggi, introducendo la pena di morte per chi si rende responsabile di un simile delitto.

Il suo lavoro lo ha portato in Albania, Centro e Sud America, India, Sri Lanka, Filippine, Oman, Cipro, Palestina, Somalia, Etiopia, Sud Africa, Iraq, Afghanistan, Ucraina, Sierra Leone.

In Italia ha realizzato un lungo lavoro nell’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello, in Calabria, in un istituto psichiatrico dove centinaia di persone vivevano in condizioni di abbandono. Questo reportage è diventato un progetto tradotto in un libro fotografico “In direzione ostinata e contraria” e in una mostra itinerante.

Con Soleterre Onlus ha realizzato un lungo reportage sui tumori infantili derivanti da disastri ambientali, lavorando soprattutto in Ucraina ma anche in Marocco, El Salvador e Guatemala.

Da molti anni documenta in Afghanistan i progetti di microcredito della Fondazione Pangea Onlus mentre il suo ultimo lavoro è dedicato ai flussi migratori in Africa, in modo particolare in Mali, Nigeria, Gambia e Senegal.

Nel 2009 ha vinto il premio Eugenio Montale per il fotogiornalismo.